Parte 1
Quante ragazze tra i 15 e i 19 anni partoriscono ogni anno in Italia?
Vi lascio qualche secondo per pensarci…
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Lo 0,6%. Ma le persone intervistate, mediamente, rispondono il 17%.
La scorsa settimana ho rivolto questa domanda ad una collega, che di primo istinto, senza pensarci troppo, mi ha subito risposto il 50%. Solo dopo averle fatto notare che sarebbe una cifra assurda, praticamente una ragazza su due, ha cambiato la sua risposta al ribasso, decisamente più simile a quella data mediamente (e comunque errata).
Come mai? Come possiamo sbagliarci così tanto?
Stiamo sbagliando tutto
È ciò a cui tenta di rispondere “I rischi della percezione” (Einaudi), un libro a suo modo illuminante di Bobby Duffy. Professor of Public Policy e direttore del Policy Istitute del King’s College di Londra, in appena 200 pagine Duffy spiega molto sui processi cognitivi che ci portano a questa distanza tra percezione personale e realtà. Ma soprattutto di sbatte in faccia una scomoda verità: del mondo che ci circonda sappiamo davvero poco e ci inganniamo continuamente.
Questo è soprattutto un consiglio di lettura, ma anche l’occasione per analizzare insieme quei fattori che portano molte persone, non ultima la mia collega, a sbagliarsi così clamorosamente sui dati.
Pensiero veloce
Come detto in precedenza, la mia collega ha risposto in fretta. Si tratta del primo fattore: il così detto “pensiero veloce”, reso celebre dallo studioso di psicologia Daniel Kahneman,
Noi tutti facciamo infatti ricorso nelle situazioni di ogni giorno a pregiudizi ed euristiche, errori e scorciatoie della mente umana. Non si tratta però di un pensiero frutto di ignoranza e nulla ha a che fare con la poca istruzione. É invece un meccanismo inconscio che ci spinge a prediligere informazioni in grado di confermare le nostre credenze. Altro non è che una forma di “risparmio energetico” del nostro cervello, che spesso preferisce la risposta più economica in fatto di tempi ed energia, a discapito di quella lenta e ragionata.
Media
Quando ho chiesto alla mia collega se avesse pensato ad un noto programma Tv che tratta il tema, non senza toni drammatici e storie romanzate, lei mi ha subito confermato di sì. D’altronde noi tutti non abbiamo grande familiarità con le ragazze madri (anche perché sono solo lo 0,6%), quindi ci affidiamo a ciò che di quel gruppo sociale conosciamo. O meglio, ciò che i media ci restituiscono di quel fenomeno.
Per il suo cervello è stato tutto facile: cercava conferme su una notizia che possedeva già, o credeva di possedere, ed è stato più verosimile credere come la metà delle ragazze tra i 15 e i 19 anni avesse un figlio.
Viene quindi istintivo chiedersi: quanto i media, ma soprattutto i nuovi media, influenzano la nostra percezione della realtà?
Si tratta di un argomento tanto spinoso quanto discusso, che grazie a questo splendido libro tratteremo nella seconda parte! Seguici attraverso il nostro sito o canali social per restare aggiornato con nuove curiosità sul tema, ma non solo.